L’auditorium è un volume indipendente, collocato sulla terrazza all’ottavo piano del Time&Life Building di Harrison e Abramovitz & Harris, e ha una forma a diamante, cristallina, come i disegni che decorano la copertina del volume “Amate l’Architettura”, pubblicato nel 1957.
Non appartiene all’architettura della torre, ma nello stesso tempo è incorporato all’edificio, attraverso il gioco pontiano del rivestimento: visto dall’alto, il volume si mimetizza con la copertura in ceramica della terrazza, formando insieme un unico disegno piano a grandi triangoli colorati (blu-bianco, blu-grigio, nero).
L’auditorium è stato dismesso e oggi l’intero edificio è in corso di ristrutturazione. Per l’auditorium, Ponti progetta anche tutti gli interni, arredi compresi. Un ingegnoso sistema di pareti mobili, a disegni geometrici in colori vivaci, permette di suddividere il volume in spazi più piccoli, adibiti ad aree reception, lounge o sale da pranzo.
Gli arredi sono in parte fissi, come scrivanie, tavoli, panche, librerie, e in parte mobili per permettere un utilizzo flessibile dello spazio. Tavoli e sedie pieghevoli, diversi oggetti con forme geometriche, corpi illuminanti a parete e soffitto, pavimenti in linoleum, simili a quelli utilizzati nel grattacielo Pirelli, completano l’allestimento. Un ambiente moderno di grande carattere.
Il tavolo D.859.1, utilizzato principalmente come grande tavolo per conferenze, fino a dieci posti, spicca tra gli arredi dell’auditorium non solo per le sue imponenti dimensioni, oltre 3,60 m di lunghezza, ma soprattutto per il disegno raffinato ed essenziale. La base trapezoidale si impone per la sua leggerezza e modernità. Un vero e proprio ponte a campata unica, su cui poggia un piano di grandi dimensioni dalla forma affusolata che ne accentua l’aerodinamicità. Realizzato al tempo in frassino massello con puntali in ottone, viene riproposto sia in versione originale sia in un legno dalle tonalità scure, come il frassino nero. Oltre alle dimensioni originali, D.859.1 è disponibile in due dimensioni più contenute che rispettano fedelmente l’armonia e le proporzioni del progetto originale.
“In questo edificio si intrecciano quattro temi distinti: la sintesi delle arti, il gioco tra le grandezze di scala, con la contrapposizione di uno spazio ristretto, quasi domestico, alla mole colossale del Grattacielo, la funzione rappresentativa e comunicativa dell’architettura e del design e, infine, i legami con la pubblicità e il capitale.”
Daniel Sherer, “Gio Ponti a New York”, in Espressioni di Gio Ponti, catalogo della mostra, Triennale di Milano, 2011.