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Lawrence Van Hagen - #HouseOfMolteni

2019.06.28    -    EPISODIO #4

Lawrence Van Hagen

London | Founder of LVH ART, Art Advisor and Curator

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Vi presentiamo Lawrence van Hagen, il quarto ospite del progetto digitale #HouseOfMolteni. Art curator, giovane e pieno di talento.

2019
28.06

EPISODIO #4

Lawrence Van Hagen

London | Founder of LVH ART, Art Advisor and Curator

Vi presentiamo Lawrence van Hagen, il quarto ospite del progetto digitale #HouseOfMolteni. Art curator, giovane e pieno di talento.

La nostra conversazione di oggi è con LAWRENCE VAN HAGEN, fondatore di LVH ART e curator delle mostre What's Up.

1 | Ci parli un po’ di Lei...

Mi chiamo Lawrence van Hagen. Sono nato a Parigi da madre tedesca e padre britannico e attualmente vivo a Londra. Sono curatore e consulente. Mi occupo della selezione per mostre d’arte di carattere commerciale denominate What’s Up, che in un certo senso sono come una rassegna di quello che a mio avviso le persone dovrebbero considerare oggi, dell’artista che dovrebbero imparare a conoscere e nel quale investire.
A parte Londra, dove vivo, organizzo queste mostre anche a New York, a Hong Kong e a Seoul. Ho scelto in particolare queste città perché ritengo che siano dei centri d’arte per quelle regioni del mondo. New York per le Americhe, Londra per l’Europa, Hong Kong e Seoul per l’Asia.

2 | L’arte e il design sono due Sue passioni. Da dove vengono e che significato hanno per Lei?

Sono cresciuto in una casa piena di oggetti d’arte e di design. Soprattutto arte, di cui mia madre ha una grande collezione. Per lo più arte colta, ma non manca un'importante collezione di arredi di design e di lampade rétro.
Per me l’arte viene prima di tutto. In questo momento sto arredando la mia casa a Londra e quello che intendo fare è trovare posto a tutti gli oggetti d’arte in casa e poi vedere quali oggetti di design possono accompagnare i dipinti, le sculture e le installazioni che possiedo. Penso a un mix di designer italiani degli anni ’50, come Gio Ponti e Parisi, ma anche a designer più giovani e sconosciuti.
Mi piace tutto quello che per natura è sobrio e non troppo ingombrante.

Dopo tutto il mio motto per ogni cosa è ‘meno è meglio’. Pertanto tendo ad avere il numero minimo di oggetti di arredo e cerco di concentrarmi sull’arte per arredare uno spazio.

3 | Considerando la complessità del Suo lavoro, come riesce a scovare un’opera d’arte o un vero artista?

Anzitutto gli artisti vengono scoperti principalmente per le loro opera. E in effetti questa è una grossa parte del mio lavoro oggi per le mie mostre. Faccio vedere ai miei clienti quello che secondo me è attuale in quel momento. Per questo motivo le mostre si chiamano ‘What’s up’, perché posso mostrare quello che sta accadendo oggi e quali artisti tenere d’occhio.
Di solito faccio tutto questo visitando gallerie e fiere d’arte in tutto il mondo. Ultimamente sono stato al Frieze Los Angeles, un salone d’arte contemporanea dove si possono incontrare moltissimi artisti e molti altri ancora dopo la fiera, grazie ai loro suggerimenti e collegamenti. Serve in particolare per conoscere gli artisti di ultima generazione. Le collezioni personali sono un altro modo utile per scoprire talenti sconosciuti, come lo sono i social media. Visito le pagine di arte e leggo i blog, o anche scorro Instagram.
Quando considero l’acquisto di un’opera per una mostra devo accertarmi che funzioni bene nell’insieme dell’esposizione e devo anche essere convinto che si tratti dell’opera migliore dell’artista.

Se parliamo della mia collezione personale, mi deve piacere al 100%. Se un artista mi piace tendo ad acquistare una gamma di lavori di differenti materiali e realizzazioni, in varie fasi della vita dell’artista.

4 | Come distingue ciò che è arte da ciò che non lo è?

4 | Come distingue ciò che è arte da ciò che non lo è?

In un certo senso tutto può essere arte se l’intento è che lo sia. Se un artista concepisce una determinata opera come opera d’arte, questo è ciò che la qualifica come tale. Per me che lavoro nel mondo dell’arte e nel settore dell’arte colta, arte è un dipinto o una scultura, ma poi considero anche la poesia, la musica e il cinema come arte. Sono tutte forme d’arte, fanno parte di questa bolla creativa di oggetti ideati dall’essere umano. Anche la scienza è arte.

5 | Che tipo di opere d’arte ha in casa, quali tiene in soggiorno, quali in camera da letto?

In soggiorno ci sono poche opere. Una splendida opera di un artista tedesco di nome Georg Baselitz, uno dei pittori espressionisti più rappresentativi, e un’opera di Donna Huanca, un’artista boliviano-americana quasi quarantenne. Direi che è un’artista contemporanea emergente, benché orami stia diventando molto nota.
Poi ho una bellissima scultura in bronzo di un artista di nome Anthony Pearson, che ho presentato più volte nelle mie mostre. E anche numerosi piccoli lavori su carta di vari artisti, come Sterling Ruby, Celia Hampton, Loie Hollowell, e Akashi, uno straordinario scultore residente a Los Angeles che lavora con il vetro e il bronzo.
Due tra le mie opere preferite sono in camera da letto. Un’opera incredibile di Kenneth Noland, uno dei più noti pittori del movimento American Colour Field che dialoga con un’opera di Adam Pendleton, autore di tele e installazioni di carattere fortemente politico ispirate al movimento Black Lives Matter. Si tratta di un dipinto alto 3 metri, molto scuro che vedo ogni mattina quando mi sveglio. Per alcuni sarà un po’ troppo buio, ma a me piace.

 6 | Vuole descriverci il momento in cui si innamora di un’opera d’arte e decide che “Questa farà parte della mia collezione personale”? Che cosa sente dentro, che cosa passa nella Sua mente?

6 | Vuole descriverci il momento in cui si innamora di un’opera d’arte e decide che “Questa farà parte della mia collezione personale”? Che cosa sente dentro, che cosa passa nella Sua mente?

Quando vedo un’opera d’arte che mi piace molto, sono per lo più guidato da elementi classici. Se parliamo di pittura mi concentro sul soggetto del dipinto, sul colore sui materiali. Per esempio se considero con particolare attenzione un’opera di Dona Huanca, e ne ho due in soggiorno, c’è una quantità enorme di pigmento blu nell’opera che mi ricorda Yves Klein. Il colore ha una tale potenza che solo guardandolo ti stimola. Il suo modo di lavorare è proprio incredibile. Dipinge in modo spettacolare ballerini che danzano. Anzitutto li dipinge con pigmenti e fotografa parti del corpo. Che vengono poi stampate su enormi tele, a loro volta dipinte di nuovo con colori simili a quelli applicati ai ballerini. Così abbiamo l’effetto stampa e sopra il pigmento. Che crea una sorta di forma figurativa/astratta che non si riconosce subito come parte di un corpo. Trovo questo procedimento davvero esaltante.

7 | Come descriverebbe il rapporto tra la Sua casa e l’arte che in essa è racchiusa?

La casa deve avere soffitti alti. A Londra non è facile trovare dove collocare dipinti di grandi dimensioni, infatti sono stato molto fortunato a trovare una bellissima casa che mi piace molto, con soffitti di 4,5m che mi permettono di esporre opere d’arte di grandi dimensioni. Sarebbe un peccato non poter vivere con le proprie opere d’arte. Accade molto spesso che qualcuno acquisti delle opere d’arte che poi finiscono nei depositi perché in casa lo spazio non è sufficiente.

8 | Benché l’arte abbia un ruolo di primo piano nella cultura del paese, gli italiani spesso non sono consapevoli dell’Arte in cui sono immerse. Lei è d’accordo?

In Italia certamente. Lavoro molto in Cina, ma in quel paese questa affermazione non avrebbe senso. In Italia, in Francia e anche a Londra dovunque si vada c’è arte, dagli edifici alle sculture. Per non parlare della cultura nella città, delle sue mostre. Parigi, per esempio, propone mostre eccezionali tutto l’anno, per lo più contemporanee, che sono l’oggetto di maggior interesse per me, ma anche Roma ha un’esposizione importante.

9 | Quale è stato il Suo primo rapporto con l’arte? Dov’era e come lo ha percepito?

Il mio primo rapporto con l’arte è indubbiamente legato a mia madre. Devo darle credito al 100%. Tuttora è lei il mio mentore. Non solo ha riempito la nostra casa, ma mi ha anche portato nelle gallerie d’arte, nei musei e alle aste in tutto il mondo fin da quando avevo 6 anni. Ricordo ancora la prima asta a cui ho partecipato a New York, da Christies. Parliamo quotidianamente della mia attività e lavoriamo a stretto contatto l’uno dell’altra. Parliamo di quello che ci piace, che dovrebbe potenzialmente piacerci domani e che dovremmo aggiungere alle nostre collezioni o alle mostre.

10 | Può parlarci dei viaggi collegati alla Sua passione per le arti?

Viaggiare è per me un piacere assoluto. La sinergia tra arte e viaggio è qualcosa che mi ha sempre spinto totalmente verso l’arte. Finiti gli studi mi occupavo di una start-up di viaggi. Volevo realizzare questa grande attività di viaggi online, per organizzare esperienze uniche nel mondo. Per raccogliere fondi da destinare a quell’attività decisi di organizzare una mostra, che divenne la prima mostra ‘What’s up’ a Londra. Avevamo due gallerie a Soho, 50 artisti, per lo più contemporanei. La mostra ebbe un successo enorme. Realizzai una seconda mostra che andò esaurita e mi resi conto che lavorare nel mondo dell’arte mi piaceva proprio. Ma mi resi conto anche che mi avrebbe permesso comunque di viaggiare nel mondo, e così ora visito tutte le fiere d’arte, che sia a Hong Kong, a Sao Paulo, a Istanbul, a New York. Ci sono moltissimi eventi eccezionali collegati all’arte in tutto il mondo. Come le esposizioni nei musei, installazioni dedicate, l’inaugurazione della Biennale a maggio. Forse per me è la settimana migliore ogni due anni. Mi piace moltissimo.

Tuttavia, a parte l’arte, mi piace sempre viaggiare anche non per lavoro, e lo faccio ogni settimana. Ho appena fatto un bellissimo viaggio alle isole Svalbard, uno dei luoghi meno popolati del pianeta. Questo è il genere di avventure che mi piace davvero. Un paio di mesi fa sono stato in un luogo magico, chiamato Siwa, un’oasi in Egitto, dove tutto è fatto di sale di fango. Davvero incredibile. E quello che è ancora più sorprendente è che non c’è elettricità. Il luogo in cui sono stato, Adrere Amellal, era pieno di candele, molto romantico. Un grosso collezionista d’arte che vive lì vicino ha solo un generatore di corrente che utilizza unicamente per una cosa: un’installazione luminosa di James Turrell. Come vedere una cosa del genere se non viaggiando?

11 | Quando cerca un nuovo artista o anche per cercare ispirazione ha un luogo d’arte preferito dove andare?

La mia famiglia ha un piccolo centro d’arte a Parigi chiamato More Young Americans, che presenta artisti nordamericani. Il mio obiettivo principale negli Stati Uniti sono le fiere d’arte a New York, Miami e LA. Poi ci sono le approfondite visite di studio per vedere tutte le gallerie d’arte, siano esse nuove o consolidate. E naturalmente tutti i musei. L’anno scorso per Natale sono andato a Marfa in Texas, la città di Donald Judd, uno degli artisti americani più rappresentativi. Lì c’è la Chinati Foundation, basata sulle sue idee, che conta la più folle installazione d’arte in mezzo al deserto.
A 6 ore da Austin, nel centro del nulla. Uno spazio immenso dove cercare ispirazione, in un certo senso mi interessava vedere come potrei fare io da curatore. La Chinati Foundation presenta 10 artisti, e ogni artista ha un suo spazio. Nelle mie mostre ci sono in genere 50 artisti, e di solito concentro l’attenzione su una o forse due opera per ogni artista. Di recente tutto questo mi ha indotto a pensare di concentrarmi su 10 artisti e di presentare più lavori dello stesso artista creando anche degli spazi individuali.

12 | In che modo l’innovazione influenza il Suo lavoro?

Riguardo agli artisti, che le loro creazioni siano Intelligenza Artificiale, realtà virtuale o video, l’apporto è sempre di straordinaria varietà e stimolo. Cerco sempre di inserire questo tipo di mezzi di espressione nelle mie mostre.
Riguardo al lavoro vero e proprio, facilita moltissimo l’interazione e la comunicazione con i clienti, dovunque nel mondo. Basti pensare alla banca dati dei clienti o ai cataloghi digitali.
Permette di essere anche più competitivi, più immediati. Se spedisci l’immagine di un’opera d‘arte via Whatsapp, viene immediatamente condivisa e di fatto noi diciamo “brucia il dipinto” nel senso che tutti vogliono acquistarlo. Io sono della vecchia scuola, faccio le cose sempre con lo stesso ritmo. Continuo a realizzare cataloghi stampati. Sul mercato i maggiori collezionisti appartengono alla vecchia scuola e preferiscono un catalogo stampato che possono sfogliare, una pagina dopo l’altra.

13 | Passioni o passatempi segreti?

La mia più grande passione è senza dubbio viaggiare. Mi piace molto anche lo sport. Giocavo a polo, il che mi permetteva di andare in Argentina 2-3 volte l’anno. Attualmente gioco molto a tennis, anche perché ho la grande fortuna di avere un campo da tennis davanti a casa. Naturalmente l’arte è una mia grande passione. Non si può lavorare in questo campo se non c’è passione. Un’altra passione è quella di organizzare cose. Anche se non si tratta di un vero e proprio passatempo, molta parte del mio lavoro richiede l’organizzazione di eventi, l’individuazione delle varie sedi che di fatto sono ben altro. Mi piace anche organizzare dei viaggi. Per quanto possa sembrare strano ho una mini agenzia di viaggi chiamata con il mio pseudonimo Lolo (Lolo Travels), e tutti tendono a chiamarmi per chiedermi suggerimenti su dove andare e che cosa fare. Sono bravissimo a trovare viaggi di prima classe a prezzi di classe economica, e così tutti tendono a chiedermi proprio questo.

14 | Lei ospita regolarmente mostre a Londra, Parigi e New York, con grande successo. Qual è il Suo segreto?

14 | Lei ospita regolarmente mostre a Londra, Parigi e New York, con grande successo. Qual è il Suo segreto?

Qualche segreto c’è, uno è che mi impegno fino in fondo e che non considero un no come una risposta. Bisogna ingegnarsi, o come dicono in Francia essere débrouillard, ossia intraprendenti e pieni di risorse, capaci di trovare in fretta delle soluzioni, e questo è un po’ il mio forte. Per esempio, per la mia ultima esposizione a Londra ho avuto a disposizione lo spazio solo 2 settimane prima. Era un vecchio negozio lasciato andare: ho dovuto demolirlo e rimodernarlo trasformandolo in una galleria d’arte. Sono andato da 3 diverse imprese edili e ciascuna alla fine mi ha mollato. Ma quando si ha una prospettiva, si è perseveranti e ci impegna, di solito le cose vanno bene. Un altro aspetto da considerare sono le conoscenze, i rapporti, che siano con le gallerie, con i collezionisti o con gli artisti che mi prestano le opere. Per la mia prossima esposizione a Hong Kong ho delle opera importanti che arrivano da collezioni private, quindi devo essere in buoni rapporti con queste persone. Lo stesso dicasi per gli acquirenti che devi convincere del fatto che vale proprio la pena di acquistare quell’opera d’arte. Non ho alle spalle una grande galleria, quindi devo costruirmi una mia clientela.

15 | Come descriverebbe Londra in una parola?

Il termine migliore per descrivere Londra è Internazionale. Dovunque si vada si trova qualcuno che viene da altri luoghi. Un crogiolo di nazionalità, di persone con interessi diversi, che rende la città molto viva. È una caratteristica unica che non appartiene a nessun’altra città al mondo. Pensiamo a New York; è molto cosmopolita ma a New York ci sono per lo più americani. Roma è italiana, Parigi è francese. Londra, in quanto città anglosassone in Europa riunisce varie nazionalità. Ho scelto Londra perché è molto internazionale. La maggior parte dei miei amici è di nazionalità diverse; ho pochissimi amici inglesi.

16 | Quali luoghi preferisce a Londra?

16 | Quali luoghi preferisce a Londra?

Ci sono un paio di posti che mi piacciono moltissimo. Il primo è The River Café, perfetto per pranzare e cenare d’estate, fuori, sul fiume e il cibo è eccellente. Il secondo è il South Kensington Club, che ha una splendida sala da the, una palestra eccezionale e un grazioso ristorante che propone cibi sani. Ha anche un centro benessere con un Bagno Russo, dove praticano anche il massaggio con rami di betulla. Londra è una città di club privati e bisognerebbe essere membro di tutti. Tuttavia questo è l’unico a comprendere anche una sezione dedicata alla salute. L’Hertford Street Club è un altro stupendo club privato dove vado spesso. C’è anche Annabel’s, che ha riaperto di recente. È un edificio decadente, pieno di incredibili mobili, design, arte e gente. Un posto dove organizzano eventi spettacolari. Questi sono i luoghi che preferisco.

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