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Salomon Ligthelm - #HouseOfMolteni

2020.01.27    -    EPISODIO #9

Salomon Ligthelm

NYC | Direttore

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Vi presentiamo Salomon Ligthelm, il nono ospite del progetto digitale #HouseOfMolteni. Ecco l'episodio per scoprire la sua grande passione per la cinematografia.

2020
27.01

EPISODIO #9

Salomon Ligthelm

NYC | Direttore

Vi presentiamo Salomon Ligthelm, il nono ospite del progetto digitale #HouseOfMolteni. Ecco l'episodio per scoprire la sua grande passione per la cinematografia.

1 | Parlaci un pò di te e del tuo ufficio

1 | Parlaci un pò di te e del tuo ufficio

Realizzo filmati pubblicitari e video musicali e questo è il mio nuovo ufficio. Il mio primo ufficio era a Green Point, dove vivo, ma cercavo un posto più centrale, per esempio in Lower East Side / Chinatown, dove sono ora. Forse è l’ultimo posto a NY con un po’ di vita e di entusiasmo, che non sia eccessivamente commercializzato. Ha un qualcosa di più, come i film degli anni ’70 che certamente ricorderete. Condivido questo posto con altri due registi, miei buoni amici. Va benissimo perché professionalmente ci stimoliamo a vicenda, parliamo di lavoro. Qui sotto c’è anche una società che si occupa di effetti visivi, con cui collaboro spesso. In questo momento stiamo lavorando insieme a un video di musica.

2 | Prima di venire a New York hai vissuto a Johannesburg, a Dubai e a Sydney. In che modo queste diverse culture hanno influenzato il tuo percorso e il tuo lavoro?

Sono nato e cresciuto a Johannesburg, nel Sud Africa del post-Apartheid. Mio padre si occupava di informatica e quando avevo 12 anni ha trasferito parte della sua attività a Dubai. Lì ho trascorso gli anni del liceo e poi del college. Dopo il college mi sono trasferito in Australia dove sono rimasto per 3 anni a Sydney lavorando come editor, ma oltre l’orario di lavoro quotidiano ho dedicato il mio tempo a imparare veramente come fare il regista, e realizzando a latere progetti che mi appassionavano. Grazie a quel lavoro sono stato assunto da una società qui a NY, dove mi trovo da 5 anni.
Ho apprezzato l’esperienza di essere cresciuto e di aver vissuto in luoghi diversi, perché mi ha fatto sviluppare una prospettiva che credo venga fuori nel mio lavoro. Apprezzo davvero le persone di culture e con espressioni creative diverse, e nel mio lavoro mi piace mostrare la sottocultura di un luogo. Mi entusiasma sempre un lavoro che mi porta in diverse parti del mondo, dove posso trovare gruppi di persone e culture diverse da analizzare al microscopio.

3 | Che cosa ti piace di più di New York, e che significato ha questa città per un filmmaker?

Sono venuto per la prima volta a New York nel 2010. Sembrava che la testa mi scoppiasse, era proprio come si vede nei film. Sono stato immediatamente stimolato dalla città e ho deciso che volevo vivere qui. Ora sono a NY da 5 anni. È una città sorprendente perché ha l’estetica che mi piace dal punto di vista cinematografico. È perfetta per girare dei film, nella telecamera è semplicemente meravigliosa. Anche il mix di culture è eccezionale – di fatto è tutto il mondo in una città ed è proprio questo che mi piace. Viviamo in un quartiere polacco-portoricano la cui dinamica è impressionante. Tutta la città è satura di creativi che arrivano da ogni dove, e vivere così fianco a fianco e lasciarsi ispirare da queste persone è incredibile. Un’esperienza del genere si può fare solo qui, e forse a LA o a Londra.

4 | Sei un appassionato di design. A casa hai degli oggetti di design e se sì qualche cosa che preferisci?

4 | Sei un appassionato di design. A casa hai degli oggetti di design e se sì qualche cosa che preferisci?

Da quando ho cominciato a fare il regista ho cominciato a realizzare dei set, dei mondi e delle realtà, il mio interesse per il design è aumentato parecchio. I film sono un mezzo che ingloba ogni genere di espressione artistica, e ovviamente anche il design ne è un aspetto. C’è un artista a Bushwick – non mi ricordo come si chiama – che incornicia dipinti e fotografie, sono andato a un suo seminario con cose che avevo acquistato in Sud Africa. Aveva questi bonsai in una formazione di roccia vulcanica che aveva tagliato con una tale precisione da sembrare quasi opera del computer. Una delle cose più originali che io abbia mai visto, dal punto di vista estetico intendo, ma era troppo costosa perché potessi acquistarla allora.

5 I NYC offre una quantità enorme di dettagli e di ispirazioni. Come le catturi? Ci sono luoghi della città dove vai per cercare idee nuove?

Quando mi sono trasferito qui la prima volta ero come chiunque si trasferisca qui; ci si limita a riprendere Manhattan, ma poi vai a Bushwick, in altri quartieri e cominci a renderti conto di quanto siano sorprendenti e noti le diverse culture e sotto-culture che ospitano. Di recente mi sono occupato anche dell’interno dello Stato di NY, prendendo le distanze dal cliché di Manhattan e ho trovato quei paesaggi davvero misteriosi e quasi scandinavi, suggestivi.
Di recente ho acquistato un’auto e ci vado spesso, soprattutto d’inverno quando quella zona è più desolata, un po’ più fredda.
A NY non ho un posto in particolare dove cercare ispirazione per un set. C’è un posto appena fuori da casa mia a Brooklyn, sull’acqua, oppure faccio un giro per strada vicino all’ufficio, o a Canal Street, o nel parco a Essex Street.

6 I Come è arrivato ad occuparti di regia?

6 I Come è arrivato ad occuparti di regia?

Il mio primo interesse è stata la musica che mi ha portato a occuparmi di tecnica del suono. Volevo studiare registrazione, in modo più organico, e poi ho cominciato a occuparmi di sottofondi musicali e questo mi ha fatto venire un’idea “Bene, adesso posso abbinare delle immagini a quello che sto realizzando con il suono”. Così ho acquistato una fotocamera per immagini fisse. La mia ragazza di allora – oggi mia moglie – era fissata con la fotografia e aveva una fotocamera 400D. Credo che volessi impressionarla, così acquistai la 7D, per essere un po’ più di lei. Eravamo agli inizi, quando arrivò Vimeo e tutti organizzavano test con fotocamere, riprendendo gatti o qualcos’altro. Ma due o tre di noi cercavano di raccontare delle storie e di creare dei progetti. Volevo fare qualcosa di diverso dagli altri, e per quanto scadente o ingenuo fosse, ha attirato l’attenzione e mi ha messo in luce. Poi mi hanno assunto, mi sono trasferito a Sydney dove per un po’ di tempo ho lavorato come editor, e in più o cominciato a fare il regista e poi da allora è stato tutto un crescendo.

7 I Che cosa ti piace di più del tuo lavoro e che cosa invece ti risulta più difficile?

Girare dei film è davvero impegnativo, soprattutto se lo si confronta con fare musica, e non voglio dire che fare musica sia poi così semplice. Tuttavia, se ci guardiamo intorno, qui ho un computer e un pianoforte, e potrei realizzare un’intera colonna sonora da solo. Fare un film richiede di per sé una squadra, un certo numero di persone per fare un buon lavoro. Quando ho cominciato potevo prendere la macchina fotografica e riprendere io stesso delle cose, ma sarebbe pur sempre stato un tipo di lavoro. Se vuoi crescere, e le cose diventano un po’ più tecniche, devi coinvolgere più persone nel processo. Ed è questa la parte che ho imparato ad apprezzare molto nell’attività di regia; incontrare persone nuove, far parte di una comunità. A NY c’è un’ottima cultura di registi, che lavorano fianco a fianco e condividono le idee.
La cosa più importante che ho fatto, anche per me stesso, è il video musicale basato su una storia vera che ho ripreso a Lone Pine. C’erano dei cowboy; uno di loro era cieco e un altro si occupava di sua moglie. La dinamica dei rapporti tra loro era simile alla storia di mio nonno e di mia nonna, ed è stato come avere la possibilità di vivere la vita dei miei nonni attraverso loro. Quasi come un campanello d’allarme in senso specificamente terapeutico e psicologico. È un’altra cosa che mi piace davvero molto.
Alcune sfide, nei video pubblicitari e musicali che realizzo, vengono dal fatto di aver a che fare con la dinamica politica connessa al lavoro con agenzie e clienti. Fa parte del gioco e sto cercando di vedere come migliorare.

8 I I tuoi filmati ci sono piaciuti molto. Ognuno di essi mostra un’atmosfera veramente accogliente e intensa. Da dove viene e come la realizzi?

8 I I tuoi filmati ci sono piaciuti molto. Ognuno di essi mostra un’atmosfera veramente accogliente e intensa. Da dove viene e come la realizzi?

Quello che alcuni definiscono intensità riferita al mio lavoro credo sia semplicemente il mio modo di fare le cose man mano che il tempo passa, come una sorta di liberazione catartica di idee e di cose che sto vivendo. Continuo a lottare con il modo di vivere, il comportamento delle persone, e la dinamica dei rapporti. Queste cose in effetti affiorano anche nel lavoro come un sottoprodotto naturale del mio modo di pensare. In un certo senso i video musicali tendono a essere un po’ più personali e con più calore perché c’è più parte di me in essi. Tuttavia anche nel lavoro più commerciale cerco di metterci o di mostrare un po’ di anima. Mi piace il lavoro interessante dal punto di vista estetico e di tendenza, ma cerco sempre di metterci un po’ d’anima o di temperamento.

9 I Hai lavorato in luoghi bellissimi e in ambienti stupendi. Ce n’è uno che preferisci?

Mi piacciono molto i luoghi freddi e desolati e forse è anche per questo che vivo a New York e non invece a LA. Mi piace anche fare riprese in Islanda, e non solo per il paesaggio. Ci sono ancora molte cose da scoprire e che mi sarebbe piaciuto esplorare anche in una città nordica come Reykjavik. E poi Kiev; mi piace tanto girare a Kiev. Trovo che la gente lì sia molto interessante.

10 I Un set speciale che ricorda più di altri?

A parte la coppia di cowboy di cui parlavo prima, l’altra migliore esperienza riguarda quando stavo girando un film sui ragazzi di strada e sulle gang a Parigi. Queste cose qualche volta sono davvero rischiose, perché la gente vive in luoghi al fuori della legge e tu arrivi lì per fare delle riprese, quindi bisogna stare attenti. Probabilmente queste sono le due esperienze più memorabili che ricordo.

11 I Qual è la cosa più pazza che ti sia mai capitata nel lavoro?

Una era una cosa tecnica … stavamo girando uno spot per auto, in una zona estremamente remota della Cina. Stavamo seguendo questa auto, con una gru a braccio russa con la fotocamera montata, e l’operatore non ha visto che c’era un ostacolo sul percorso. Ci siamo finiti addosso e abbiamo perso il braccio della gru. Eravamo a sette ore da qualsiasi luogo civilizzato e dovevamo continuare le riprese – era per un grosso cliente – quindi abbiamo dovuto continuare con la telecamera a mano, e per fortuna alla fine abbiamo ottenuto un filmato splendido. Un’altra volta stavamo riprendendo a tarda ora con fumo tutto intorno per la messa in scena. Erano riprese fatte per passione ed eravamo molto vicini a una casa dove stavano preparando delle metamfetamine. Tutti in quella minuscola cittadina sapevano che quella gente era piuttosto inquietante. Alle 3 del mattino abbiamo cominciato a sentire quel tipo che urlava molto forte – come se fosse fuori di testa – e abbiamo visto un puntatore laser verde che attraversava la cortina di fumo e abbiamo pensato che avesse un fucile. Abbiamo dovuto lasciar perdere tutto, eravamo troppo nervosi.

12 I C’è qualcuno in particolare con cui ti piacerebbe lavorare?

Mi piacerebbe lavorare con Kanye West e con Shia LaBeouf. Entrambi hanno un’energia superlativa e selvaggia che secondo me è magica o distruttiva. Non sai mai che cosa faranno, ma mi piacerebbe un sacco stare con loro.

13 I Qualche passione segreta o hobby?

Mi piace la musica e mi piace altrettanto fare surf, anche a NY, fin tanto che ci sono onde.

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